Apro il mio primo post in questa stanza, per mettere alla luce un fatto poco, conosciuto probabilmente perchè non ci ha coinvolto direttamente, quello dell'unità* medica giapponese, la 731 per la precsione. E' una storia fatta di torture e di particolari macabri e per questo ho preferito non aggiungere foto al testo. L'interesse per l'argomento è nato dalla visione di un film del 1987, "the man behind the sun" (mai tradotto in italiano) ove si racconta appunto dei supplizi e delle torture inflitte ai cinesi da questa particolare unità*. A voi:
"I giapponesi, durante l'occupazione della Manciuria, avevano messo in piedi una struttura industriale e una rete di comunicazioni che non avevano eguali in Cina. Ma il costo pagato dai cinesi per questo "regalo" è tra i più terribili.
Il Giappone non aveva aderito, nel 1925, alla Convenzione di Ginevra per la messa al bando delle armi biologiche. Le ricerche biologiche in campo militare dei giapponesi erano cominciate con un viaggio in Europa, nel 1928, del Generale Ishii Shirou, che vi restò due anni. Al suo ritorno affermò che una moderna guerra poteva essere vinta solo con la scienza e la tecnologia e che la produzione di armi biologiche era la più indicata per un paese povero di risorse come il Giappone.
L'Unità* 731 dell'Esercito Imperiale Giapponese, diretta da Ishii e attiva dal 1936 al 1945 in Manciuria (principalmente ad Harbin), sviluppò e sperimentò sui civili varie armi biologiche. Non vi furono superstiti. Le cavie furono sottoposte a congelamento, bruciate vive, depressurizzate, appese a testa in giù, infettate con peste, colera e antrace, nonché vivisezionati vivi.
Nel 1942, durante un esperimento, un errato controllo della diffusione del contagio provocò anche la morte di 1.700 soldati giapponesi.
Verso la fine della guerra, nel 1945, era nato anche il piano di utilizzare queste armi biologiche contro gli Stati Uniti, utilizzando palloni aerostatici o aerei kamikaze per diffonderli sulle coste californiane.
Per la maggior parte degli studiosi, da 3.000 a 12.000 persone, tra civili cinesi e prigionieri di guerra di varie nazionalità*, vennero usati come cavie per gli esperimenti. Ma secondo Sheldon Harris, docente di Storia presso la California State University (Northridge) e autore del testo di riferimento sull'argomento (Factories of death), il totale delle vittime potrebbe superare quota 200.000, poiché le epidemie proseguirono almeno fino al 1948.
Il governo cinese aveva informato di queste pratiche, immorali prima che illegali, i governi americano ed inglese, tramite i suoi ambasciatori, fin dal 1941. Le autorità* cinesi chiesero ripetutamente aiuto alla comunità* internazionale.
Non che gli Stati Uniti fossero ignari delle fruttuose ricerche di lotta biologica portate avanti dal Giappone, ma non le presero seriamente in considerazione perché, secondo Harris, il Giappone era lontano e non poteva lanciare attacchi massicci verso gli Stati Uniti anche perché, essendo i giapponesi asiatici, non potevano essere in grado di sviluppare armi biologiche sofisticate senza l'aiuto dell'uomo bianco.
Con l'aumento del numero di prigionieri di guerra giapponesi catturati nel Sud del Pacifico, gli Stati Uniti scoprirono che i giapponesi avevano un programma di guerra biologica molto più grande di quanto avessero sospettato; scoprirono inoltre che Ishii era il profeta della lotta biologica giapponese con il suo centro di Harbin, in Manciuria. Dopo che il Giappone ebbe sparso con gli aerei i germi delle peste bubbonica sopra Changte (novembre 1941), il Presidente Roosevelt protestò vivamente a livello internazionale.
Ma proprio gli Stati Uniti, qualche anno più tardi, giocarono un ruolo fondamentale nel nascondere al mondo i crimini giapponesi. La Gran Bretagna, infatti, stava sviluppando un suo progetto di guerra biologica, iniziato per la paura che Germania e Giappone avessero un vantaggio in questo settore. Gli Stati Uniti, avendo cominciato un programma di ricerche su armi biologiche solo nel settembre 1943, si ritrovarono a dover rincorrere la Gran Bretagna e fu così che gli scienziati americani pensarono di impadronirsi dei frutti delle ricerche dell'Unità* 731.
Fu uno dei momenti più bui nella storia americana. Gli Stati Uniti si impegnarono per sottrarre l'Unità* 731 al Tribunale di Tokyo per i crimini di guerra (1946-4. Così, diversamente da centinaia di medici nazisti che furono giudicati e condannati per crimini contro l'umanità* al processo di Norimberga (1945-46), Ishii e altri membri dell'Unità* 731 non furono portati innanzi alla giustizia. Ishii morirà* da libero cittadino negli Stati Uniti nel 1959. Williams e Wallace attribuiscono l'insabbiamento solo al Gen. MacArthur. Il libro di Harris dimostra che gli scienziati americani furono ugualmente responsabili.
Nel gennaio 1946 il "Pacific Stars and Stripes", un organo ufficiale dell'U.S. Army, aveva riportato che tra le vittime degli esperimeni di Ishii c'erano degli americani. Una settimana più tardi, un simile rapporto apparve su The New York Times, e notizie su prigionieri di guerra alleati usati come cavie negli esperimenti furono sporadicamente divulgate anche in seguito. Non importa quanto i sopravvissuti americani cercassero di raccontare come furono usati dall'Unità* 731 per esperimenti umani; il Congresso americano fece orecchie da mercante, per non pagare spese mediche e compensazioni.
Nel 1949 l'Unione Sovietica tenne un processo di una settimana a Khabarovsk contro i criminali di guerra giapponesi per l'uso di armi chimiche. Tra gli imputati, 12 persone erano associati all'Unità* 731.
Durante la Guerra di Corea (1950-53), una notte gli abitanti del villaggio di Min-Chung sentirono un aereo volare sopra le loro case: la mattina dopo trovarono un gran numero di topi morti, molti dei quali con le zampe rotte. Presi dal panico li bruciarono quasi tutti. Alcuni, fatti poi analizzare, si rivelarono infettati da peste. Una commissione internazionale di indagine pubblicò un rapporto che era un chiaro atto di accusa:
Non vi sono dubbi che sul territorio di Kan-Nan nella notte tra il 14 e 15 aprile 1952, furono immessi topi appestati per mezzo di un velivolo che gli abitanti udirono distintamente. Tale mezzo aereo è stato identificato come un caccia bimotore americano F-82 per azioni notturne.
Negli archivi cinesi vi è traccia anche del lavoro di altri gruppi di medici i quali giunsero alla conclusione che, in precedenti casi di peste, antrace, colera ed encefalite, si era in presenza di una guerra batteriologica.
Gli Stati Uniti, portati davanti alle Nazioni Unite dalla Cina, respinsero con forza ogni sospetto. In realtà*, il 27 ottobre 1950, due settimane dopo l'entrata delle truppe cinesi nella Guerra di Corea, quando si teme una generalizzazione del conflitto, George Marshall, Segretario alla Difesa, dà* il via ad un importante programma batteriologico a Fort Detrick (Maryland). I documenti declassificati confermano che lo stato maggiore aveva posto la guerra batteriologica in cima alle sue priorità* strategiche, insieme al nucleare. Il governo ha massicciamente finanziato questa ricerca, mobilitando ingenti risorse militari e civili. Tra il 1950 e il 1952, gli Stati uniti furono sul punto di diventare la prima nazione al mondo a introdurre le armi batteriologiche in un sistema di armamento moderno.
All'inizio venne privilegiato lo sviluppo di un sistema d'arma integrato, che doveva essere operativo entro il 1° luglio 1954. Il progetto entrò in fase sperimentale già* nel marzo 1952. Tuttavia, visti i deludenti risultati, a metà* 1953 il programma sarà* annullato e sostituito da un programma più a lungo termine.
E' strano che Harris dedichi solo due pagine all'uso americano della lotta biologica nella Guerra di Corea, sembra che non ne voglia parlare; per contro, Williams e Wallace hanno scritto 51 pagine, circa un sesto del loro libro.
L'atteggiamento spregiudicato degli americani non deve sorprendere poi molto. Basti pensare alla conferenza stampa del 30 novembre 1950, ad una domanda sul possibile uso della bomba atomica, il Presidente Truman aveva risposto:
"E' sempre stato tenuto in considerazione il suo uso. Non voglio vederla usata, è un'arma terribile."
Poco prima di essere destituito, il Gen. MacArthur voleva lanciare le atomiche su Pechino e Shanghai.
Molti test americani sulle armi biologiche consistettero nel contaminare aree popolate all'interno degli stessi Stati Uniti.
Uno dei più grandi esperimenti avvenne nel settembre 1950, quando la Marina segretamente vaporizzò nella baia di San Francisco una nube di batteri di Serratia marcescens. Più tardi, la Marina ha dichiarato che i batteri usati nell'attacco simulato erano innocui, ma molti residenti presentarono sintomi tipici della polmonite (i casi erano 5-10 volte maggiori rispetto al solito) e qualcuno morì. Sebbene l'esercito abbia dichiarato di non aver dato seguito a studi su questo esperimento, uno studio esiste e dimostra che quasi l'intera popolazione, circa 800.000 persone, fu infettata dal microrganismo. L'esperimento dimostrava che una grande città* americana non aveva mezzi per difendersi da una contaminazione di massa provocata da germi trasportati dal vento.
Nel 1955, nell'area di Tampa Bay (Florida) si verificò un clamoroso aumento di casi di pertosse, incluse dodici morti, che i più informati associano ad un test di guerra biologica. I dettagli del test sono ancora classificati.
Tra il 1956 e il 1958 sulle comunità* afro-americane di Savannah (Georgia) e Avon Park (Florida), si liberarono sciami di zanzare, sia a livello del suolo che da aeroplani ed elicotteri, tipica tecnica dell'Unità* 731. Molti abitanti si ammalarono, alcuni morirono. Successivamente, personale dell'Esercito, facendosi passare per ufficiali pubblici della Sanità*, sottoponevano ad indagine le vittime e quindi sparivano. E' stato teorizzato che le zanzare fossero infette di febbre gialla. Comunque, i risultati dei test sono ancora top secret.
Con l'identico scopo di verificare la vulnerabilità* delle città* ad una aggressione batteriologica, dal 7 al 10 giugno 1966 l'Esercito diffuse il Bacillus subtilis nel sistema della metropolitana di New York. I risultati mostrarono che l'intero sistema di tunnel sotterranei poteva essere infettato mediante il rilascio in una sola stazione, a causa del vento creato dai treni. Sebbene non siano noti effetti nocivi per questa diffusione, fu calcolato che quell'attacco infettò oltre un milione di persone.
Altri esperimenti riguardarono Minneapolis. Furono camuffati come "test dello schermo di fumo", perché ai residenti fu detto che si stava testando un fumo innocuo che nascondesse le città* ai missili a guida radar.
Nel 1969 il Presidente Nixon intimò che ogni attività* di ricerca e produzione di armi biologiche fosse interrotta. Nel 1977, per la prima volta, l'Esercito ha ammesso di aver condotto, dalla Seconda Guerra Mondiale, centinaia di esperimenti di guerra biologica, compresi test che avevano come obiettivo popolazioni civili.
In base ai documenti declassificati, cioè su cui è stato tolto il segreto, sappiamo ora che il Pentagono sperimentò, negli anni compresi fra il 1962 e il 1971, aggressivi chimici e biologici su almeno 5.500 soldati americani. La notizia, riferita da The New York Times all'inizio di ottobre del 2002, suscitò molto clamore, vista la coincidenza con le accuse all'Iraq di possedere queste stesse armi e di voler combattere una guerra contro chi pensa di utilizzarle. Ora i veterani potrebbero esigere un risarcimento per eventuali conseguenze negative sulla salute. I test si svolsero a terra in Alaska, nelle Hawaii, nel Maryland e in Florida. Vennero testati gas nervini, come il Sarin e il VX, e tossine biologiche. Il Pentagono ha anche ammesso che, come prevedibile, si verificarono alcune fughe nell'ambiente delle sostante usate e possibili contaminazioni della popolazione civile, ma solo per quanto riguarda le sostanze biologiche, che erano di bassa pericolosità*. I documenti affermano anche che esperimenti analoghi sono stati portati avanti in Canada e Gran Bretagna.
Inoltre, già* nel maggio del 2002, era venuta alla luce un'altra storia di esperimenti condotti tra il 1964 e il 1968 sulle navi della Marina. Anche qui erano stati sperimentati Sarin, Soman, Tabun e VX.
Gli americani, inspiegabilmente, sembra che vengano a sapere dell'Unità* 731 solo il 17 marzo 1995 tramite un articolo di Nicholas D. Kristof su The New York Times. In realtà*, la prima persona che alzò il velo della segretezza americana fu John W. Powell Jr., proprietario del quotidiano di Shanghay "The China Weekly" fino al 1953, quando tornò negli Stati Uniti, dove venne perseguitato per le sue rivelazioni. Il primo dettagliato rapporto sull'Unità* 731 e sulla copertura statunitense venne reso disponibile soltanto nel 1989, grazie a Peter Williams e David Wallace, due giornalisti inglesi. Subito dopo, anche Sheldon Harris completò la sua monumentale opera.
La redenzione
Dall'altra parte del Pacifico, intanto, diversi membri dell'Unità* 731 avevano occupato posizioni di rilievo nelle imprese farmaceutiche, negli ospedali, nelle università*. Può sembrare scandaloso, ma è proprio grazie alla testimonianza di alcuni di questi ex-soldati che tali atroci crimini di guerra vengono alla luce per la prima volta.
Shinozuka Yoshio, 79 anni, è stato forse tra i primi a raccontare in giro per il paese il suo triste passato. Shinozuka entrò a far parte dell'Unità* 731 nella primavera del 1939, all'età* di 15 anni, senza sapere bene quale fosse il suo compito. In seguito, egli produsse colture di germi e vivisezionò le vittime degli esperimenti. Shinozuka tornò in Giappone nel 1956, dopo aver trascorso sei anni in un campo di prigionia in Cina, e lavorò come impiegato pubblico nella prefettura di Chiba. Fin da allora, egli tentò di parlare della sua esperienza, ma il clima non era ancora adatto.
Nel 1981 lo scrittore Morimura Seiichi raccontò la terribile vicenda in un libro che fu fatto passare sotto silenzio. Nell'aprile del 1995, lo storico giapponese Ooe Shinobu ha affermato che Auschwitz, Hiroshima, Nagasaki e le attività* dell'Unità* 731 sono i peggiori atti criminali della Seconda Guerra Mondiale. Nel giugno 1998 Shinozuka venne chiamato negli Stati Uniti dai gruppi per i diritti umani come testimone, ma all'aeroporto di Chicago gli venne impedito di entrare, in quanto considerato criminale di guerra. Alla fine del 2001 è stato il regista Matsui Minoru a realizzare un documentario sui crimini di guerra giapponesi, vincitore di premi in Portogallo e in Germania.
Negli ultimi anni, però, a risollevare il velo davanti ai tribunali giapponesi, sono stati soprattutto i familiari delle vittime cinesi. Anche Shinozuka, come altri 10.000 giapponesi ogni anno, si è recato in Cina a visitare il sito dove sorgeva l'unità* speciale, ma nel suo caso soprattutto per aiutare alcuni dei parenti. Recentemente, con la sua testimonianza, ha aiutato 180 cinesi che, nel 1997, hanno fatto causa al governo giapponese presso la Corte Distrettuale di Tokyo.
Questo processo si è concluso il 27 agosto 2002 e, per la prima volta, un tribunale giapponese ha ammesso che le truppe imperiali erano coivolte in tali delitti. Alcuni anni fa il governo aveva ammesso l'esistenza dell'Unità* 731, ma ha sempre rifiutato di confermarne le attività*. Il giudice Iwata Koji ha invece dichiarato:
Lo sviluppo di armi biologiche era una parte strategica dei piani di guerra giapponesi e fu portato avanti in base a ordini provenienti dai vertici militari. L'obiettivo principale [dell'Unità* 731] era la ricerca, lo sviluppo e la produzione di armi biologiche.
La causa civile però è stata respinta. I 180 cinesi chiedevano un risarcimento danni di 10 milioni di yen a testa e le scuse del governo giapponese. Il giudice ha però ricordato che in base alle leggi internazionali, compresa la Convenzione di Hague, un singolo cittadino non può chiedere indennizzi ad uno stato estero. Queste compensazioni andavano concordate al momento del trattato di pace (San Francisco, 1951).
Quest'ultima decisione forse lascia un po' l'amaro in bocca, ma non deve far dimenticare i passi avanti fatti negli ultimi anni nella gestione collettiva di questo fatto tragico. A trent'anni anni dalla normalizzazione dei rapporti diplomatici (settembre 1972), la relazione tra Cina e Giappone rimane complessa. Le proteste cinesi si fanno ancora sentire in occasione della visita di un membro del governo giapponese allo Yasukuni Jinja o all'uscita di un libro di storia che puzza di revisionismo, ma secondo Kojima Tomoyuki, professore alla Keiou Daigaku, si tratta di eventi isolati, mentre le questioni economiche acquistano sempre maggiore importanza.
La Cina cerca ancora di usare la guerra come una carta diplomatica, ma sa che usarla troppo produrrebbe risultati negativi. Sebbene i problemi della guerra siano ancora in campo tra Giappone e Cina, ciò non significa che la loro relazione trentennale vada rinnegata.
Nel 2001 Koizumi si è recato in Cina per esprimere le sue "sincere scuse e condoglianze" al ponte Marco Polo, dove cominciò l'invasione della Cina nel 1937. Nel 1999 e nel 2000 il Giappone ha protestato per lo sconfinamento di alcune navi cinesi nelle proprie acque territoriali, ma quando nel dicembre 2001 il Giappone ha inseguito e affondato vicino alle acque territoriali cinesi un vascello che si sospetta essere una nave spia della Corea del Nord, la Cina ha protestato molto poco ed ora ha permesso anche il suo recupero. Purtroppo lo scandalo diplomatico di quest'anno ha raffreddato un po' i rapporti, ma ancora una volta è l'economia a ridare il sorriso a tutti.
Le importazioni giapponesi dalla Cina ammontano al 17,8% del totale e stanno per superare il 18,2% degli Stati Uniti. Anche gli investimenti giapponesi in Cina stanno crescendo. Nel 1999 il Giappone ha dato alla Cina 414 milioni di dollari in aiuti allo sviluppo, più di qualsiasi altro paese.
Inoltre, sembra ormai ovvio che il problema del riconoscimento dei crimini di guerra sia tale solo per il governo e per i gruppi nazionalisti che lo sostengono (anche se, dopo questa sentenza, sarà* quasi impossibile negare ancora). Il popolo giapponese sa o vuole sapere e non nasconde la verità*. I libri che raccontano questi fatti in modo non fazioso sono ormai decine e mentre alcuni anni fa stentavano a vendere, ora alcuni sono diventati dei best-seller.
Al loro fianco ci sono libri revisionisti che negano ogni addebito, ma questo è il bello della democrazia.
Un sondaggio che viene fatto ogni anno tra gli studenti di storia della Meiji Daigaku di Tokyo mette sempre in luce come oltre i due terzi crede che il Giappone abbia fatto troppo poco per farsi perdonare i crimini del passato"